Da diversi lustri ci siamo lasciati alle spalle un’era politica che oggi siamo soliti definire “ Prima repubblica”. Un sistema solido ed affidabile che dava ai cittadini garanzie di democrazia, rappresentatività e trasparenza. Al centro di questo sistema di governo c’erano il parlamento e i partiti storici.
Un parlamento bicamerale nel quale i cittadini eleggevano gli uomini migliori attraverso i partiti politici che li proponevano, i partiti politici, appunto, che erano la fucina di una classe dirigente stratificata e competente nei diversi livelli della pubblica amministrazione.
Non dimentichiamo che l’Italia era giunta a questo dopo aver vissuto la tragedia di una dittatura fascista, leggi raziali, guerra e guerra civile. Il paese, esausto e distrutto, si affidò ai partiti ed al parlamento per avere una possibilità di rinascita e di riscatto.
Tutto questo sembra essere diventato preistoria, oggi assistiamo ad una profonda crisi di fiducia dei cittadini verso la politica e le istituzioni. Un parlamento con poca autorevolezza, partecipato da parlamentari poco preparati e forse anche poco istruiti (voglio ricordare i messaggi di cordoglio per i “libici” per la tragedia di Beirut), votati da cittadini frustrati e in crisi di fiducia verso un ceto politico che è solito dileggiare, paragonandolo ad una casta incapace e corrotta. Si è lacerato il patto tra governanti e governati che nessuno sa come ricucire.
E’ su questo terriccio che si è sviluppata e propagata la malapianta del populismo e del qualunquismo, una sub cultura che trova i suoi campioni in personaggi che amano ricercare consenso attraverso messaggi rozzi, non veritieri, ma di qualche efficacia nella mente di chi ascolta. Come meteore, rapidamente raggiungono il successo, ma altrettanto velocemente conoscono il declino, perché le loro false proposte non vanno mai oltre la suggestione e l’illusione del momento, spesso con aspirazioni autoritarie. Abbiamo assistito alla personalizzazione della politica, alla ascesa di presunti leader che, grazie ad un decisionismo che sembra tanto piacere, garantiscono di risolvere i problemi dell’Italia. Il peggio di queste persone emerge quando per carpire il consenso del cittadino, mettono al centro della propria narrazione, il nemico di turno, che ci deruba o ci sfrutta, sia esso una persona fisica o partito politico o addirittura l’Unione Europea. Troppo semplice predicare che le cose non vanno in Italia perché altri paesi tramano contro di noi, manovrando le decisioni della UE, oppure tirando fuori dal cilindro delle nefandezze l’ennesimo complotto ai nostri danni. Da questi palinsesti si esce fuori peggio di prima, tra le macerie del consenso istituzionale e con cittadini sempre più disorientati. Allora cosa proponiamo come democratici cristiani? Come può rinascere una classe dirigente in un Paese che sembra aver perso capacità di pensiero? E’ necessario convincersi che una buona amministrazione si seleziona solo rifondandola sulla base di un’etica della responsabilità e del premio al merito, con lo scopo di ridare fiducia ad un rapporto tra stato e cittadini che non funziona più.
Bisogna smetterla di modificare in continuazione le regole delle elezioni politiche con leggi ritenute non legittime dalla stessa Corte Costituzionale. Tanto peggio se poi, queste leggi vengono approvate sulla spinta maliziosa di voler ostacolare il successo della controparte politica che si teme possa affermarsi, evitando alla maggioranza uscente una sconfitta.
Una riforma dei partiti che possano tornare ad usufruire di un moderato finanziamento pubblico, di norme per un severo controllo dei bilanci, che garantisca un percorso di legalità e di consolidamento all’interno del sistema politico parlamentare. Una legge elettorale che sappia equilibrare il proporzionale con il maggioritario, con premio di maggioranza al raggruppamento che supera una percentuale significativa dei voti. Un parlamento monocamerale, con il Senato destinato ad altre funzioni sulla scia della riforma costituzionale proposta dall’on. Renzi.
Un progetto che per nascere ha bisogno di una leadership che riesca a proporlo senza inseguire sondaggi e tattiche di breve periodo, che sappia investire in coraggio e pragmatismo. La presenza di una Democrazia Cristiana all’interno di questa prospettiva è assolutamente coerente con la storia del partito e degli uomini che l’hanno guidata nel Novecento; una storia che conferma le attitudini ai principi di De Gasperi che sosteneva di non guardare alle prossime elezioni politiche, ma alle future generazioni.
Un rapporto con l’Unione Europea sempre più stretto che ci metta al riparo da fughe nazionaliste e sovraniste, escludere qualsiasi convergenza politica con le forze che ci vorrebbero fuori dall’euro e dall’Europa, scelte che inevitabilmente porterebbero alla spaccatura dell’Italia, tra un nord produttivo in grado di competere ed un sud in perenne ritardo condannato al declino.
Quanto sopra è il mio pensiero su una possibile mozione congressuale, una mozione basata prevalentemente sul tema delle riforme istituzionali e delle classi dirigenti, perché è da qui che l’Italia può ripartire.
VERSO IL CONGRESSO DC, MOZIONE
TRANSIZIONE
Da diversi lustri ci siamo lasciati alle spalle un’era politica che oggi siamo soliti definire “ Prima repubblica”. Un sistema solido ed affidabile che dava ai cittadini garanzie di democrazia, rappresentatività e trasparenza. Al centro di questo sistema di governo c’erano il parlamento e i partiti storici.
Un parlamento bicamerale nel quale i cittadini eleggevano gli uomini migliori attraverso i partiti politici che li proponevano, i partiti politici, appunto, che erano la fucina di una classe dirigente stratificata e competente nei diversi livelli della pubblica amministrazione.
Non dimentichiamo che l’Italia era giunta a questo dopo aver vissuto la tragedia di una dittatura fascista, leggi raziali, guerra e guerra civile. Il paese, esausto e distrutto, si affidò ai partiti ed al parlamento per avere una possibilità di rinascita e di riscatto.
Tutto questo sembra essere diventato preistoria, oggi assistiamo ad una profonda crisi di fiducia dei cittadini verso la politica e le istituzioni. Un parlamento con poca autorevolezza, partecipato da parlamentari poco preparati e forse anche poco istruiti (voglio ricordare i messaggi di cordoglio per i “libici” per la tragedia di Beirut), votati da cittadini frustrati e in crisi di fiducia verso un ceto politico che è solito dileggiare, paragonandolo ad una casta incapace e corrotta. Si è lacerato il patto tra governanti e governati che nessuno sa come ricucire.
E’ su questo terriccio che si è sviluppata e propagata la malapianta del populismo e del qualunquismo, una sub cultura che trova i suoi campioni in personaggi che amano ricercare consenso attraverso messaggi rozzi, non veritieri, ma di qualche efficacia nella mente di chi ascolta. Come meteore, rapidamente raggiungono il successo, ma altrettanto velocemente conoscono il declino, perché le loro false proposte non vanno mai oltre la suggestione e l’illusione del momento, spesso con aspirazioni autoritarie. Abbiamo assistito alla personalizzazione della politica, alla ascesa di presunti leader che, grazie ad un decisionismo che sembra tanto piacere, garantiscono di risolvere i problemi dell’Italia. Il peggio di queste persone emerge quando per carpire il consenso del cittadino, mettono al centro della propria narrazione, il nemico di turno, che ci deruba o ci sfrutta, sia esso una persona fisica o partito politico o addirittura l’Unione Europea. Troppo semplice predicare che le cose non vanno in Italia perché altri paesi tramano contro di noi, manovrando le decisioni della UE, oppure tirando fuori dal cilindro delle nefandezze l’ennesimo complotto ai nostri danni. Da questi palinsesti si esce fuori peggio di prima, tra le macerie del consenso istituzionale e con cittadini sempre più disorientati. Allora cosa proponiamo come democratici cristiani? Come può rinascere una classe dirigente in un Paese che sembra aver perso capacità di pensiero? E’ necessario convincersi che una buona amministrazione si seleziona solo rifondandola sulla base di un’etica della responsabilità e del premio al merito, con lo scopo di ridare fiducia ad un rapporto tra stato e cittadini che non funziona più.
Bisogna smetterla di modificare in continuazione le regole delle elezioni politiche con leggi ritenute non legittime dalla stessa Corte Costituzionale. Tanto peggio se poi, queste leggi vengono approvate sulla spinta maliziosa di voler ostacolare il successo della controparte politica che si teme possa affermarsi, evitando alla maggioranza uscente una sconfitta.
Una riforma dei partiti che possano tornare ad usufruire di un moderato finanziamento pubblico, di norme per un severo controllo dei bilanci, che garantisca un percorso di legalità e di consolidamento all’interno del sistema politico parlamentare. Una legge elettorale che sappia equilibrare il proporzionale con il maggioritario, con premio di maggioranza al raggruppamento che supera una percentuale significativa dei voti. Un parlamento monocamerale, con il Senato destinato ad altre funzioni sulla scia della riforma costituzionale proposta dall’on. Renzi.
Un progetto che per nascere ha bisogno di una leadership che riesca a proporlo senza inseguire sondaggi e tattiche di breve periodo, che sappia investire in coraggio e pragmatismo. La presenza di una Democrazia Cristiana all’interno di questa prospettiva è assolutamente coerente con la storia del partito e degli uomini che l’hanno guidata nel Novecento; una storia che conferma le attitudini ai principi di De Gasperi che sosteneva di non guardare alle prossime elezioni politiche, ma alle future generazioni.
Un rapporto con l’Unione Europea sempre più stretto che ci metta al riparo da fughe nazionaliste e sovraniste, escludere qualsiasi convergenza politica con le forze che ci vorrebbero fuori dall’euro e dall’Europa, scelte che inevitabilmente porterebbero alla spaccatura dell’Italia, tra un nord produttivo in grado di competere ed un sud in perenne ritardo condannato al declino.
Quanto sopra è il mio pensiero su una possibile mozione congressuale, una mozione basata prevalentemente sul tema delle riforme istituzionali e delle classi dirigenti, perché è da qui che l’Italia può ripartire.
Avanti con la DC!
Sandro Vecchi
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