L’Italia, Paese fondatore dell’Unione Europea deve tornare ad essere protagonista in un’Europa fatta di crescita, di coraggio, di unità. Solo con una Europa unita e forte i paesi del vecchio continente possono avere un ruolo forte nella competizione globale. L’Europa sarà veramente unità solo quando avrà una politica fiscale, una politica estera e una politica di difesa uniche. Non basta la moneta unica. Rendere politicamente più forte la Commissione Europea che va resa responsabile davanti al Parlamento. Combattere in termini culturali e politici ogni forma di nazionalismo o, come si dice oggi, di sovranismo, che altro non è se non una forma arretrata di ideologie dei secoli scorsi. Sia il MES che il Recovery Fund debbono essere utilizzati come occasioni importanti e strategiche per l’ammodernamento e il rilancio dell’Italia. Puntare molto all’interscambio dei giovani fra i Paesi europei pensando anche a un Servizio Civile Europeo. Va completato il mercato unico in molti settori (es. trasporti, energia, e-commerce, servizi alle imprese, ecc.). Costruire un sistema fiscale europeo che eviti forme di dumping fiscale di alcuni Paesi dell’Unione. Prevedere investimenti comuni che consentano economie di scala e risparmi di spesa per i singoli Stati. In Europa va superato il principio dell’unanimità che attribuisce un potere eccessivo a un singolo Stato e alla lunga può essere fonte di paralisi dell’Unione. La politica relativa all’immigrazione deve essere gestita a livello europeo. Il Mediterraneo è un confine per l’Europa e non solo dell’Italia. Il fenomeno della migrazione dai paesi del terzo mondo è un fenomeno mondiale che non riguarda solo l’Italia o l’Europa. È un fenomeno storico a cui solo risposte comuni del Vecchio Continente con una politica estera comune della UE può trovare le risposte giuste sia in termini di rapporti con i Paesi di provenienza che in termini di politiche di integrazione. La Sicilia è solo il primo approdo in Europa e non può essere lascia sola nella gestione degli sbarchi. L’Italia deve riacquistare un ruolo di autorevolezza nella Comunità internazionale puntando allo sviluppo di una autorevole azione diplomatica che comprenda anche una “diplomazia economica “. Con i Paesi extraeuropei va rafforzata una fitta rete di accordi bilaterali, ferma restando la collocazione occidentale dell’Italia e dell’Europa.